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francesco foscari e le sue monete | 321 |
Nel 1442, 24 maggio1, quando più grande era il bisogno di denari a cagione delle guerre, si ordina che ogni marca di argento posta in zecca debba pagare due grossi por indennizzare le spese per la fusione e per le altre operazioni. Nel 15 gennaio 1443 (1444)2 si rinnovano le prescrizioni per la vendita dell’argento, emanate nel 1429, minacciando, a quelli che contravvenissero, la perdita del metallo, da dividersi fra i denunciatori ed il Comune. Con decreto del 23 gennaio dello stesso anno3 il Senato porta il taglio della moneta a 34 lire per marca, con nuova e sensibile diminuzione, determinando che si stampino soldi, e non grossoni, nè altre monete: la quale disposizione, trovata troppo gravosa per i lavoranti della zecca, si modifica nel giorno dopo, 24 gennaio4, deliberando che una terza parte sia ridotta in grossi da 4 soldi, e gli altri due terzi in soldi, ferme le altre disposizioni. L’aumento del taglio induceva naturalmente i mercanti a portare in zecca l’antica moneta più pesante, per avere la nuova e lucrare la differenza; per cui nel 2 febbraio 1443 (1444)5, ottenevano che si abolisse il pagamento dei 2 grossi per marca, in quanto si trattasse dei grossoni e di altre vecchie monete, e, per evitare i lamentati ritardi nella consegna delle nuove monete
- ↑ R. Archivio di Stato. Senato, Terra reg. I, carte 67 t. — Capitolare delle Brocche, carte 29 t.
- ↑ R. Archivio di Stato. Senato, Terra reg. I, carte 113 t. — Capitolare delle Brocche, carte 29 t. — Capitolare dei Massari all’argento, carte 67.
- ↑ R. Archivio di Stato. Senato. Terra reg. I, carte 111 t. — Capitolare delle Brocche, carte 30.
- ↑ R. Archivio di Stato. Senato, Terra reg. I, carte 145. — Capitolare dello Brocche, carte 30 t.
- ↑ R. Archivio di Stato. Senato. Terra reg. I, carte 116 t. — Capitolare delle Brocche, carte 30 t.