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vite di illustri numismatici italiani 241

ne intramezzava d’altra specie, e le misure lucchesi, i pozzi trivellati di Germania, la lignite di Chamèry, la manifattura dei cappelli, i vasi vinari ed altri oggetti ancora, relativi all’agricoltura ed all’industria fece oggetto de’ suoi studî e delle sue riflessioni. Dopo il 1838 il S. Quintino non si occupò che di numismatica.

Incaricato dall’Accademia lucchese di redigere la storia della zecca di quella illustre città, dovette uscire nuovamente d’Italia, condursi in Francia e fare lunghe ricerche nelle biblioteche e nelle collezioni numismatiche più rinomate, specialmente di Parigi. Mentre però accudiva con tutta l’anima a quelle faticose indagini, trovò ancora lena di pubblicare nella Revue numismatique de Blois del 1841 una Notice sur les monnaies des princes de Salerne, et sur celles de Grimoald duc de Bénévent: e negli anni seguenti le Lezioni intorno ad argomenti numismatici, e cioè: — 1.° Notizia ed osservazioni sopra alcune monete, finora non conosciute, battute in Pavia da Arduino marchese d’Ivrea e re d’Italia: — 2° Della parte dovuta agli italani nello studio delle monete battute nel corso dei secoli XIII e XIV nelle province dell’impero greco in Europa, col tipo dei denari tornesi, ed ambedue queste dissertazioni furono inserte negli Atti dell’Accad. di Torino nel 1842. Fu solo nel 1844 che apparve in Lucca, nel tomo XI delle Memorie e Documenti per la storia, di quella città, il primo saggio dell’opera cui aveva diretto i suoi maggiori studî, col titolo: Della zecca e delle monete di Lucca nei secoli di mezzo. Discorsi di Giulio di S. Quintino socio ordinario della R. Accad. lucchese, corredati da cinque belle tavole in rame. Mentre l’infaticabile scrittore proseguiva la redazione di questa opera, che doveva essere per lui la più importante, volle concorrere con altro lavoro al premio di numismatica bandito dal R. Istituto di Francia, nel 1845 e a questo intento pubblicò un dotto ragionamento sulle Monete dell’imperatore Giustiniano II, corredato di nove tavole in rame dedicandolo al principe de’ numismatici italiani, Bartolomeo Borghesi. Questa, che riuscì la sua migliore opera, ottenne, insieme col plauso degli eruditi nostrali e stranieri, la menzione très-honorable di quel celebre Istituto, e avrebbe potuto anche conseguire il premio, se