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di una monetina inedita della zecca di messerano 217


“Monetina di rame, portante sul lato diritto il busto del principe volto a destra ed in giro (FRA)NCISCV(S); e nel rovescio una croce con l’estremità di cadaun braccio fogliata e bipartita e sormontata da un punto, ed in giro la leggenda NON • NO • DO... Pesa grammi 0,46.”

L’appartenenza di questa monetasi deduce dalla leggenda del rovescio, che deve completarsi: non nobis, Domine, sed nomini tuo da gloriam, ed era il motto di Ferrero Fieschi1. Il nome che si legge sul diritto, ce la fa assegnare con tutta sicurezza a Francesco Ferrero-Fieschi che fu principe di Messerano e marchese di Crevacuore dal 1584 al 1629. Il principe essendo nato nel 1576 e la sua effigie su questa moneta indicando età già matura, dobbiamo ritenerla coniata non prima probabilmente del 1610.

Questa breve notizia fa parte d’un più lungo articolo su Alcune varietà inedite di monete appartenenti a zecche signorili o feudali del Piemonte destinato per una Rivista numismatica: ma ritenni non inopportuno di pubblicare su un giornale biellese la monetina di Francesco Filiberto, per due motivi; primo, perchè fu battuta nella zecca d’un paese che ora fa parte del circondario di Biella2; secondo,

  1. Questo motto era comune anche ad un’altra famiglia patrizia biellese: i Fantoni. Nel piccolo Museo di antichi monumenti biellesi, che il compianto Quintino Sella aveva iniziato sotto uno dei porticati della Scuola Professionale, è una lapide sepolcrale di forma quadrata la quale porta scritto sull’orlo in basso: avgv . fantonvs . sua . et . post . e sugli altri tre lati la leggenda non nobis domine | sed nomini tuo | da gloriam. In mezzo evvi lo stemma della famiglia Fantoni, ma di esso non si distingue più che lo scudo accartocciato e sormontato da cimiero nel quale lo stemma propriamente detto era racchiuso. Si rileva però dal Consegnamento del 1614 (Arch. camerale di Torino) che i Fantoni portavano “d’azzurro con un leone d’oro, qual tiene con le zampe una lancia con banderuola d’argento. Cimiero, un leone nascente tenente una lancia simile. Col motto sopra: Non nobis Domine, sed nomini tuo da gloriam.”
  2. Durante la signoria di Francesco Filiberto lavorò anche la zecca di Crevacuore. Non rimanendo alcun dato per distinguere se la descritta monetina sia stata coniata piuttosto in una che in altra delle due zecche, l’attribuii a Messerano, essendosi sempre in questa lavorato senza l’intermittenza della zecca di Crevacuore.