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206 | nicolò papadopoli |
e di Alvise Casanova1, che danno le regole e gli esempi per tenere i libri commerciali colla scrittura doppia secondo il modo di Venezia, mostrano chiaramente che entrambe queste maniere di conteggiare si usarono per tutto il secolo XVI. Questi due autori ci insegnano che la lira di piccoli era adoperata dal volgo, dai bottegai e dai piccoli negozianti costretti a registrare una grande quantità di partite di poco valore, mentre lo Stato ed il grande commercio tenevano le scritture in lire di grossi ed in ducati d’oro. Così pure sappiamo da essi che le cifre arabiche erano usate nei conteggi comuni e di poca importanza, mentre nei libri più autorevoli si adoperavano le figure dell’abaco antico detto imperiale, ossia le cifre che noi chiamiamo romane, perchè i legami con cui si scrivevano in quel tempo erano fatti in modo da impedire i cambiamenti e le correzioni.
Così nella Venezia del medio evo si intendeva il bimetallismo e si assegnava all’oro ed all’argento un compito diverso nella circolazione monetaria. Di tempo in tempo nascevano gravi difficoltà per l’aggio e per le oscillazioni nei valori delle monete, ma il sistema veneziano aveva il vantaggio di tenere in onore e in circolazione tutta la massa metallica disponibile e di impedire che a quello dei due metalli, che diminuiva di pregio per maggiore produzione, si aggiungesse il discredito di una limitata circolazione.
Non è mia intenzione di entrare nemmeno di straforo nella vasta e complicata questione della
- ↑ Alvise Casanova Cittadin veneziano, Specchio lucidissimo, etc. Venezia, Comin da Trino 1558.
di Venetia. Venezia, Comin da Trino 1540 e 1553; — idem, Libro mercantile ordinato col suo Giornale et alfabeto per tener conti doppî al modo di Venetia. Venezia, Comin da Trino, 1565 e 1573.