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il bimetallismo a venezia nel medio evo | 205 |
Questo valore si conservò stazionario per molti anni e fu considerato l’equivalente normale del ducato, onde rimase come moneta convenzionale quando la moneta d’oro effettiva, avendo aumentato di prezzo, prese il nome di zecchino.
Nel 1472 fu decretata la lira, bella moneta di ottimo argento, colla testa del doge Nicolò Tron, dal quale prese il nome; lo mutò più tardi in quello di Mocenigo allorquando fu proibito al principe di mettere il suo ritratto sulla moneta. Fu così che l’antichissima lira di piccoli, esistente solo di nome e come riunione di 20 soldi o 240 denari, fu per la prima volta rappresentata in moneta effettiva. Colla stessa bontà e con un peso proporzionalmente minore, la zecca continuò a battere i soldi, ma non i grossi, i quali però si conservarono nelle abitudini popolari, anzi il grosso fu sempre considerato equivalente a 4 soldi, per cui il ducato si ragguagliava a grossi 31 a moneta, perchè si pagava con 124 soldi d’argento effettivi.
La lira di grossi intanto conservava intatto il suo antico valore e cioè si calcolava pari a dieci ducati d’oro; ogni ducato si divideva in 24 grossi ed ogni grosso in 32 piccoli, monete queste che non esistevano materialmente e che erano dette grossi a oro, piccoli a oro, per distinguerle da quello di egual nome che si usavano nella lira di piccoli.
Questo regime monetario che conservava il principio di due monete affatto distinte, l’una in oro, l’altra in argento, si mantenne in vigore per ben lungo tempo, anche quando le oscillazioni del mercato portarono nuovi cambiamenti nel valore delle specie metalliche. Le opere di Domenico Manzoni1
- ↑ Domenico Manzoni Opitergino. Quaderno doppio col suo giornale novamente composto et diligentissimamente ordinato secondo il costume