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il bimetallismo a venezia nel medio evo 201

commercio, per cui la istituzione di una nuova moneta più comoda, dove la zecca si mantenne fedele al titolo ed al peso stabilito, fu un vero progresso nel quale Venezia ebbe il vanto di precedere gli altri stati. La conquista di Costantinopoli (1204), che mise nelle mani dei Veneziani una considerevole massa di argento, favorì in modo straordinario la diffusione del grosso, tanto in Italia che in Oriente, in modo tale ch’esso era divenuto la moneta comune con cui si faceva la massima parte delle transazioni commerciali. Questo ci è provato dalle numerose imitazioni dell’idea ed anche del tipo e dalla memoria del nome che vive ancora oggi, dopo tanti secoli dacchè il grosso è scomparso.

Questa nuova moneta, che aveva le due qualità più apprezzate da ognuno, la stabilità e la diffusione, fu preferita a tutte le altre nelle transazioni che dovevano avere effetto a distanza di tempo e di luogo, ma siccome il grosso non era facile a conteggiarsi colle altre monetazioni usate sin’allora, si creò una nuova lira, la quale aveva per base e per unità il grosso invece del denaro.

Due quindi furono le lire usate a Venezia. L’una e l’altra erano divise in venti soldi, ed ogni soldo composto di dodici denari; ma mentre nella lira dei denari piccoli la prima unità era il denaro piccolo, nella nuova lira, detta Lira dei grossi, questo posto era tenuto dal grosso, che perciò era detto denaro grosso e dodici di tali monete formavano il soldo dei grossi. Così la Lira dei piccoli corrispondeva ad una massa d’argento eguale a quella contenuta in 240 piccoli, mentre la Lira dei grossi, era uguale ad una massa d’argento pari a quella contenuta da 240 grossi; ma siccome i denari piccoli variarono di peso e di intrinseco, mentre i grossi rimasero per lunga pezza sempre uguali, questa nuova lira