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200 | nicolò papadopoli |
è interessante per la storia ed anche per la scienza studiare le vicende ed esaminare i provvedimenti messi in opera dai governi a seconda dei tempi e dei criterî ritenuti più saggi ed opportuni in quel momento. Perciò mi proposi di far conoscere quali furono i sistemi coi quali nel medio-evo si cercò di porre rimedio ad alcuni, se non a tutti gli inconvenienti della circolazione dei due metalli in Venezia, città che divenne potente e prosperosa solo per il commercio. Gli uomini che dirigevano la cosa pubblica erano nati e cresciuti in mezzo agli affari della mercanzia e della navigazione, onde recavano in tutte le loro deliberazioni un grande senso pratico ed una conoscenza profonda dello cose commerciali e delle vicende della circolazione. Vediamo adunque come storicamente procedessero gli avvenimenti, come man mano che si presentavano gli inconvenienti e si facevan sentire gli effetti perniciosi dello squilibrio del valore dei due metalli, i mercanti trovassero provvedimenti atti a tutelare i loro interessi ed impedire maggiori danni, e come il governo approvasse queste misure dopo averne constatato la equità ed il pratico funzionamento.
Venezia, posta fra l’occidente e l’oriente, ebbe dal primo il sistema monetario, fondato da Carlo Magno, ma nei suoi frequenti contatti coll’oriente comprese le necessità del commercio e della circolazione del numerario, per cui introdusse nella moneta alcuni miglioramenti, che penetrarono più tardi nel rimanente d’Europa. Il progresso più antico ed importante fu la coniazione del grosso d’argento (1202), con cui essa offrì una moneta più pesante e più fina in sostituzione dei denari assai deteriorati dall’originario valore, differenti di peso o di bontà, incomodi a maneggiarsi. La varietà e l’incertezza del valore, aggravate da molte falsificazioni, recavano non poco danno al