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poche osservazioni sul denaro di l. memmi 179

pitani greci nell’arte della guerra, figura nell’Iliade Menesteo, a capo di cinquanta navi ateniesi: per lui Omero ha lusinghiere parole. Non eravi che Nestore al mondo, il quale uguagliar lo potesse nell’arte di schierar fanti o cavalli1, arte che tanto giovò ad Atene, quando Eumolpo, figlio di Nettuno, assaliva gli Ateniesi coi Traci2, e per la quale ottenne da Filostrato il titolo di τακτικώτατος τῶν βασιλέων 3. Giusta una tradizione riferitaci da Pausania4, egli avrebbe salpato per Troia dal porto del Pireo insieme ad Acamante e Demofonte5, e sarebbe stato uno dei primi a salire nel cavallo insieme a Menelao, Ulisse, Stenelo, Diomede, Filottete, Anticlo6. La sua vita è una serie di atti gloriosi e magnanimi: sotto le mura di Troia la sua schiera è in prima fila a combattere7; egli si scontra con Ettore e lo ferisce alla coscia8; torna in patria ove è accolto festosamente dagli ateniesi9, ed è uno dei giudici del parricida Oreste10. Ma ad onta che avesse l’antichità una così chiara idea delle imprese di questa eroe, discordi sono gli scrittori sulla sua fine: vi è chi scrive, e fra questi Plutarco, che dopo la guerra troiana tornasse in Atene ove finì i suoi giorni11; Eustazio invece afferma che fosse esiliato dai suoi concittadini12; Eusebio narra che reduce dalla guerra di

  1. Il. II, 552.
  2. Alcidam. in Orat. Att. II. p. 200.
  3. Philostr., Heroica. II. 16
  4. Paus., I. 1, 2.
  5. Lisymach. in Müller, Histor. gr.
  6. Quint. Smyrn. XII, 317.
  7. Il. XIII, 690; Dict. Cret., I. 14.
  8. Dares, XIX.
  9. Dict. Cret., VI, 2.
  10. Id. VI, 4.
  11. Plut., Thes., XIX.
  12. Eckhel, Numi Vet., p. 208.