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poche osservazioni sul denaro di l. memmi |
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quindi tenersi per indubitato, da chiunque abbia conoscenza di numismatica della repubblica romana e sappia quali intimi legami passino fra i tipi delle monete e la storia delle famiglie dei monetieri, che la spiegazione del denaro di L. Memmio debbasi rintracciare nella leggenda trojana, pigliando come punto di partenza il verso citato di Virgilio. È noto altresì quanto ci tenessero i magistrati monetali a lasciar sulle monete, da essi coniate, un segno qualunque del loro passaggio per quella magistratura, consistente dapprima in simboli, poscia in monogrammi composti dalle iniziali del loro nome o cognome, più tardi in ricordi storici o leggendarî delle loro famiglie, i quali spesso erano simulacri degli dei venerati con particolar culto nelle città, donde erano usciti i primi loro antenati, o dogli eroi fondatori di esse. I monetieri della gens Cornificia, Mettia, Papia, Procilia, Roscia, Thoria impressero sui denari, portanti il loro nome, l’immagine di Juno Sospita, che aveva un celebre santuario a Lanuvium, di cui dicevansi originarie le loro famiglie. I Dioscuri, sui denari coniati dai monetieri della Fonteja e della Sulpicia, provano la discendenza di queste genti da Tusculum: come Venere per la Julia e Valeria Luperca per la Valeria accennano rispettivamente ad una origine troiana ed etrusca. Inoltre i monetieri della gente Claudia colla Vittoria in quadriga, della Gellia con Marte e Nerio, in quadriga, della Tituria colla testa di T. Tazio, e così via, vollero tutti alludere alla loro origine sabina. Or bene, venendo alla moneta di L. Memmio, esaminiamola attentamente: essa al diritto ha una testa giovanile imberbe con corona che pare di quercia; al rovescio i Dioscuri in piedi, di faccia, tenenti i loro cavalli per la briglia. Nella presente memoria non seguiremo l’ordine, che pare il più naturale, cioè d’illustrare prima il tipo