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numi plumbei 171

abbiamo alcun esempio di denari foderati di piombo, probabilmente, perchè il piombo, per essere troppo molle, non si prestava a tale ufficio.

Dato poi anche, per quanto sembri poco probabile, che ci fossero state falsificazioni coll’anima di piombo, ce ne sarebbero rimaste in tutti gli stadii di conservazione, ossia con tutta la lamina d’argento, oppure con una sola parte di essa; ma non è assolutamente ammissibile che ci siano state conservate unicamente le anime completamente spoglie.

E poi, non sono i soli denari d’argento che riproducono questi piombi, bensì anche monete repubblicane e imperiali di bronzo, e qui la teoria non reggerebbe più in nessun modo.

Avendo escluso una dopo l’altra quattro delle categorie, non ci rimano che fermarci alla quinta, quella delle monete false, la quale sembra essere l’unica che ne spieghi razionalmente l’esistenza.

Nuove, le monete di piombo simulavano benissimo le monete nuove d’argento; ossidate — e il piombo si ossida presto — assumevano quel colore neutro, che moltissimo assomiglia all’argento usato, e potevano anche confondersi colle varie tinte del bronzo in circolazione.

Il piombo poi è il metallo che meglio si prestava alla falsificazione pel suo grave peso, e poteva allettare molto i falsificatori per la facilità sia di stamparvi le impronta con un conio di poca durezza formato sulle monete correnti, o anche per essere fuso in forme preparate colle stesse. Ci sono rimaste abbastanza numerose le forme in argilla di monete del III secolo (io ne posseggo alcune di Massimino Daza, Costantino Magno, Costantino II, Crispo, etc.) nella quale o falsificatori privati o fors’anche qualche officina monetaria, a risparmio di tempo, colava il bronzo, per farne monete, che entravano poi in cir-