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168 | francesco gnecchi |
frantumi o si riducono in polvere, come fossero di fragile argilla. — Perciò la quasi totalità di tali piombi provenienti dalla terra va perduta, e questo è uno dei motivi per cui tanto più numerosi appajono quelli provenienti dal fiume in confronto ai primi.
L’interesse della questione sta nel determinare la destinazione originaria di questi piombi-monete, e mi pare non si possa uscire dalle seguenti categorie, fra le quali procederemo per via d’eliminazione:
a) Da parecchi numismatici li ho intesi classificare per provo di zecca. A me pare che si potevano forse ritenere per tali quando il loro numero era tanto esiguo: ma ora che tanti ne vennero in luce, davvero mi sembra che il loro numero sia una seria obbiezione a tale classificazione. Può darsi, anzi avviene sempre, che qualche prova di zecca venga smarrita e quindi conservata alla posterità; ma queste prove costituiscono sempre un genere molto raro e quasi eccezionale, e non saprei assolutamente spiegarmi la troppo grande abbondanza di prove riproducenti monete così antiche come i primi denari della repubblica romana. Data la possibilità e anzi la probabilità che le prove dei conii nelle zecche ufficiali di Roma si facessero in piombo, questo non spiegherebbe perchè tali prove si buttassero poi nel fiume. Era troppo naturale che il medesimo piombo si dovesse conservare o per altre prove successive o per altri usi. E se non si può ammettere