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128 | c. luppi - vite di illustri numismatici italiani |
Palude. Dissi allora, che tale moneta, non solo era preziosa e rarissima, non essendovi esempio che le antiche Repubbliche toscane abbiano permesso ai loro Consoli, Capitani, Podestà, e altri simili Capi di coniare monete col proprio nome e stemma, ma che forse poteva credersi unica, non essendo stata osservata l’eguale nei pubblici e privati Musei. Contro ogni mia aspettativa, altra ne fu scoperta nel luogo medesimo ove trovossi la prima, la quale, essendo di conio alquanto diverso, merita di essere pubblicata e conosciuta dagli amatori delle cose antiche d’Italia.
Nel diritto di questa moneta si vede, come nell’altra, un’Aquila coronata sopra un rostro di nave colle medesime parole all’intorno: ma il leoncino rampante, che resta al di sotto e forma l’arme della famiglia da Palude, è in mezzo alle due lettere F. I., le quali non esistono nella prima. Non sarà difficile l’interpretazione di queste lettere quando si rifletta, che in quasi tutte le antiche monete della Repubblica di Pisa si legge il nome dell’Imperatore Federico I, il quale, con diploma del 25 di agosto 1155, le confermò il privilegio della zecca. Le due lettere F. I non sono dunque, a mio giudizio, che l’abbreviazione della solita leggenda FEDERICVS IMPERATOR, e fanno vedere, che Buonaccorso da Palude volle indicare in tal modo, che la moneta col suo nome era simile a quella della Repubblica, oppure esternò un atto di gratitudine a Federico II, da cui fu singolarmente onorato e protetto. Il rovescio, colla Madonna e col segno della campana, è perfettamente eguale a quello dell’altra, eccettuata qualche piccola differenza nella fattura della seggiola ove riposa la Vergine col Bambino in braccio.
Se fu grande l’ammirazione con cui venne accolta dalla Repubblica Letteraria la prima moneta del celebre Podestà pisano, non minore sarà quella che farà nascere la pubblicazione della seconda. In fatti sì l’una che l’altra, nell’atto che illustrano una chiarissima ed antica famiglia, la quale esiste tuttora in Pisa, fanno epoca nella storia della Monetazione toscana, e meritano un luogo distinto nei più scelti e doviziosi Musei.
Questa moneta alquanto logora fu da me acquistata nel 1810, è di ottimo argento, e pesa grani 24 fiorentini.