Famiglia Cybo e delle Monete di Massa di Lunigiana, a pagina 16 e 17 della sua Biografia. Mentre il Viani attendeva al paziento lavoro delle giunte e correzioni all’opera dello Zanetti, di quando in quando pubblicava altri scritti minori, tra i quali è da citarsi per importanza la monografia della Zecca e Monete di Pistoja stesa per richiesta del Ciampi, e da questo inserta nel suo volume delle Notizie inedite della Sacrestia pistoiese, dei begli arredi del Campo Santo pisano e d’altre opere di disegno, dal sec. XII al XV, pubblicato in Firenze nel 1800. Questa monografia, qualche anno dopo, fu ripubblicata a parte in un volumetto stampato in Pisa nel 1813 col titolo: Della Zecca e delle Monete di Pistoja, Lettera di Giorgio Viani con una Memoria sullo stesso argomento del Dottore Vincenzo Borghini. Lo scritto del Viani fu variamente discusso, e provocò una garbata confutazione in un opuscolo divenuto rarissimo, intitolato: Lettera di Lodovico Costa al sig. Giorgio Viani intorno alla Zecca ed alle Monete di Pistoja, stampato a Torino nel 1814 coi tipi di Domenico Pane. Il Ciampi, uno dei più ferventi ammiratori del Viani, ne assunse la Difesa postuma nella Vita, che scrisse del nostro autore, dalla pag. 18 alla 45. A tanta rinomanza era salito il Viani coll’autorità de’ suoi scritti, che volendo l’Accademia di Lucca raccogliere tutte le memorie concernenti la storia generale di quella città e de’ suoi dominii, a lui affidò l’incarico dell’illustrazione di quella Zecca. Tale compito entrava appunto nel piano dell’Opera, cui aveva consacrato i più begli anni della sua vita. A tale scopo, è noto come si desse ogni cura di raccogliere monete, documenti e notizie. Sventuratamente queste ultime, alla morte dell’Autore, andarono disperse ed in gran parte irreparabilmente smarrite. Il Viani intanto era giunto al suo 54 anno di vita, quando fu sorpreso da violenta malattia. Lottò invano contro la morte, e sentendosi d’ora in ora mancare, chiese ed ottenne i religiosi conforti: fece testamento, e con un ultimo sforzo scese dal letto ed aperta la scrivania, rimandò dei fogli ad alcuni amici, scrivendo in quelli con mano moribonda: Giorgio Viani saluta, restituisce e muore. Indi ricoricatosi, la notte del 2 dicembre 1816, esalò l’estremo sospiro.