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82 luigi a. milani


Quanto chiara e indubitabile è l’allusione politica contenuta nei tipi di questi quadrilateri, altrettanto chiara è l’allusione politica e militare contenuta nei tipi dei quadrilateri, Garrucci, tav. XVIII e XIX, rappresentati nel nostro ripostiglio dallo spezzato n. 9 tav. XIII, e nel ripostiglio di Vulci dal simile spezzato, Garrucci, tav. XVII, 2.

Garrucci ha accennato troppo timidamente alla vera interpretazione dei relativi tipi, per poter trarne un qualche profitto.

Da una parte è espresso senza il più lontano dubbio l’auspicium pullarium, preso in terra; dall’altra, il rostrum navis nel mare.

Il mare è simboleggiato dai delfini guizzanti presso i rostri; la terra, ed insieme il cielo, dai polli che beccano e dagli astri che stanno in mezzo.

Per l’auspicium pullarium il quale, secondo la dottrina augurale degli Etruschi e dei Romani, si soleva prendere esclusivamente nelle circostanze di spedizioni militari e che era annunciato al sommo grado favorevole dal tripudium sollistimum dei polli bec-

    posta all’elefante del rovescio la testa di Giano imberbe, simbolo dell’unificazione e federazione italica (nota 20 e cap. IV). Interessanti mi sembrano altresì l’oncia ed il sestante (Garrucci, tav. XXI, 1) librali (?), anepigrafi, dove all’elefante si direbbe essere contrapposta la testa semibarbara di Pirro. Questo ritratto — peccato sia tanto barbaro ! — starebbe in un certo rapporto di simiglianza col tanto discusso Pirro della Galleria degli Uffizi (Arch, Zeit, 1877, p. 68 segg., tav. 9 e 1879, p. 36). Più tardi (prima guerra punica; sistema trientale) le città di Atelia (Garrucci, tav. LXXXVIII, 4), di Velechia dei Mamertini (Garrucci, tav. LXXXVIII, 9-10), di Capua Garrucci, tav. LXXXVI, 32), e Pesto (Garrucci, tev. CXXII, 19), emisero monete col tipo dell’elefante africano. Di razza asiatica, e non africana (cfr. le piccole orecchie e la gibbosità del dorso), l’elefante apparisce invece in una serie di monetine di bronzo coniato, le quali sogliono rinvenirsi in Val di Chiana, ed appartengono, per quanto danno a vedere, alla città etrusca sconosciuta di Peithesa (Garrucci, tav. LXXVI, 1-10, 11-6). Queste monete dovrebbero dunque riferirsi piuttosto all’epoca di Pirro, che alla prima guerra punica.