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aes rude, signatum e grave, ecc. 79


È troppo notorio appartenere il tipo di scudo di questi quincussi ai Galli, perchè ci sia d’uopo dimostrarlo; piuttosto non si saprà che uno scudo di tal forma si è trovato a Vetulonia (scavi del 1889) espresso in una pietra sepolcrale di arenaria, la quale copriva una delle solite tombe a pozzo della necropoli creduta primitiva1, e che i Romani, pur avendolo celebrato assai innanzi, l’hanno adottato solamente dopo la finale soggezione dei Galli per parte di Valerio Corvo (a. 345 a. C.), o dopo la vittoria definitiva del Vadimone, riportata da Dolabella (a. 283 a. C.)2.

Lo scudo gallico sui quincussi romani segna appunto quest’ultimo fatto storico; e non vi può esser dubbio, perchè vi corrispondono esattamente il peso e la tecnica dei citati esemplari. Un esemplare con lo scudo gallico trovato nel ripostiglio di Aricia, di

  1. Basterebbe questo fatto per dimostrare che l’uso delle tombe italiche a pozzo, con suppellettile di tipo antichissimo è continuata fino ad epoca storica relativamente tarda (prima invasione gallica a. 390-367 a. C). Troppe altre cose avrei a dire, se qui fosse luogo; ma esporrò un giorno ampiamente le mie opinioni sulle necropoli italiche ed etrusche antichissime, dopoché il cav. Falchi avrà pubblicato il lavoro d’insieme che prepara sulla necropoli di Vetulonia, da lui scoperta.
  2. Secondo ogni probabilità, il tipo della dea Roma seduta sugli scudi gallici del tempio di Giove Capitolino di cui dicemmo di sopra (p. 67, nota 88), dipende dalle prime vittorie galliche, riportate, da Camillo, 390 e 367 a. C. Vado anzi più in là, e ritengo fermamente che la decorazione della parte postica del tempio Capitolino, nominatamente il gruppo della dea Roma augurium capiens, abbia origine appunto dalle prime rivendicazioni barbariche dei Romani (manubiae gallicae). Settant’anni dopo, essendo edili gli Ogulnii (296 a. C.), sarebbe stata restaurata la lupa ed arricchito il fastigio con la quadriga di bronzo del culmine. Ecco perchè anche nel 277 a. C., quando fu emessa la moneta che celebra la dedizione dei Locresi (vedi nota 110), la dea Roma apparisce, come nel tempo imperiale, sedata sopra, uno scudo gallico, abbreviazione del mucchio di scudi. Per le monete repubblicane con la dea Roma seduta sopra una congerie di scudi gallici vedasi Klügmann, L’effigie di Roma nei tipi monetarii 1879, tavola annessa.