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78 luigi a. milani


Ad una emissione successiva sono da riportarsi i quadrilateri con lo scudo gallico, i quali, per peso e per tecnica, si associano e vengono appresso ai quadrilateri, ossia ai quincussi, col pegaso e l’aquila, dei quali abbiamo ragionato di sopra.

Ecco i rispettivi pesi conosciuti:

A) gr. 1622,38, Brit. Mus. Catal. p. 21-27.
B) gr. 1580, Aricia, Garrucci, tav. XIV, 1.

    VIII, 6; Garrucci, tav. XLII, 1; — b: Pesaro (?), Olivieri, Fond. Pes., IV, 1, senza segni accessori; — c: Montefortino, Garrucci, tavola LXIX, 1, col segno delle lunule), ed un esemplare (d) a Palestrina (Garrucci, tav. XLI, 1, col segno del caduceo, gr. 225), mi sembrano avere un congenere chiaro significato politico in rapporto con Perugia e con la seconda coalizione dei Sanniti, Umbri ed Etruschi. La testa di leone che morde il ferro sguainato, tipo cosi peculiare e caratteristico, senza riscontro nella mitologia e religione romana, e che si connette piuttosto col tipo sannitico del sestante capuano (Garrucci, tav. LXXXVII, 11: leone recante il veru sabellum o il σαόνιον (v. la giusta osservazione del Garrucci sul tipo della moneta sannitica, tavola XC, 1, p. 97 e seg.), lo troviamo come emblema specifico di Perugia nelle urne etrusche del sec. III a. C. (Conestabile, Mon. di Perugia, I, tav. LIV-LXXX, 8-4, cfr. p. 287). Codest’arma parlante della forca militare di Perugia, viene dai Romani assai a proposito riprodotta, prima tale quale, col gladio sguainato (1a emissione senza simboli); indi modificata (2a emissione) nel senso politico favorevole ai Romani: cioè il leone domato morde a guisa di freno quel medesimo gladio, reso inoffensivo dal fodero, con chiara allusione, come mi pare, alla memorabile vittoria di Q. Fabio Rulliano dopo il disastro di Sentino (a. 295). Finalmente lo stesso emblema viene ripetuto col segno pacifero del caduceo (3a emissione, v. le osservazioni verso la fine di questo capitolo), in seguito alla pace forzata che seguì quel grande e decisivo fatto d’armi.

    La metrologia di questi assi, i quali pesano 11, 10 e 9 once, corrisponde con precisione matematica alla proposta cronologia (v. cap. IV) ed alla esegesi politica che diamo del tipo. Il semisse a testa di toro, R. prora di nave, trovato insieme con l’esemplare di Palestrina, è probabile che leghi colla serie a testa di leone di 2a e 3a emissione.

    Parallelo mi pare altresì l’asse, Garrucci, tav. XLIII, 1, esibente: D. testa di Ercole con spoglia nemea, tipo diffusissimo in Etruria nel sec. 1[2 IV-III a. C; R. protome di grifo, tipo specialmente proprio della nazione etrusca (grifo di Leida, grifo delle tombe, delle urne, ecc.).