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48 | luigi a. milani |
è la spiga di grano, simbolo equivalente, li abbiamo tanto nelle più piccole monete d’argento (oboli) e di bronzo di Metaponto in Lucania, coniate al tempo di Pirro sotto la soggezione romana (300-280 a. C.)1, quanto nelle monete di Ascoli nell’Apulia (300-279 a. C).
La relazione dei tipi della serie a doppia testa d’Apollo coi tipi specialmente propri della Campania e dell’Apulia, mi pare così rimarchevole e stringente, da non potersi invero spiegare assegnandole la patria attribuitale dal Garrucci. — Non vi può esser dubbio: il luogo d’ origine di questa serie va cercato verso il mezzogiorno: o all’ estremo confine dei Volsci (p. es. Sora), o addirittura nella Campania. Qui ci soccorre la S del citato asse del Museo Kircheriano (Garrucci, tav, XXXIII, 2), la quale ci addita la città che non poteva confondersi con nessun’altra: Suessa Aurunca, l’unica colonia latina inclusa nella Campania che abbia per iniziale la lettera S.
Suessa, datasi ai Romani nel 344 a. C. e capitale degli Aurunci od Ausonii dopo la distruzione di Aurunca (337 a. C, Livio, VIII, 15), si trovava chiusa al di là del Liris (Garigliano) e al di qua del Volturno, posto avanzato eminentemente strategico (Rocca Monfina) sulla via diretta (Appia) che menava a Capua. Questa città fu per i Romani il baluardo e la chiave del dominio sulla Campania, alla quale fu più tardi aggregata. Essa, da loro colonizzata nel 313 a. C., battè moneta d’argento con
- ↑ Si noti che la monetina di Metaponto della Collezione Garrucci (tav. CVI, 4), esibisce nel diritto le teste accoppiate dei Dioscuri come nel tipo dei Brezzi (Garrucci, tav. CXXIV, 12), e nel rovescio tre grani d’orzo ed un astro. Altri oboli campaniani esibiscono da una parte la testa del Sole e dall’altra il grano d’orzo (Garrucci, tav. LXXXIX, n. 80-84).