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aes rude, signatum e grave, ecc. |
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a testa d’Apollo, ed il cavallo galoppante, sormontato dall’astro solare, tipo di un molto discusso e raro asse a iscrizione latina arcaica, trovato nelle terre di Luceria ed attribuito a tale città (Garrucci, tav, LXIII, 3; cfr. p. 34 e 41), li abbiamo nelle dette monete romano-campane: il cavallo in quelle più antiche (338-318 a. C), inscritte ROMANO1; il pegaso. in quelle poco posteriori (318-268 a. C), inscritte ROMA (cfr. Garrucci, tav. LXXVI, 12, 19; 4-8). I tipi poi si intrecciano e si allacciano cosi, che le monete romano-campane col pegaso (didrammi e dramme) offrono al diritto la testa di Ercole; quelle col cavallo, la testa di Apollo laureato (Garrucci, tav. LXIII, 3), o diademato (Garrucci, p. 41), coi capelli fluenti: inversamente di quel che succede nell’aes grave di Luceria e nella serie a doppia testa di Apollo. Dicasi altrettanto della protome di cavallo brigliato o frenato, propria dell’asse di Luceria, come della protome di cavallo libero (pegaso) del triente della serie a doppia testa di Apollo, che pure abbiamo nelle più antiche monete romano-campane (Garrucci, tav. LXXVII, 20-22). Quanto al cignale corrente del quadrante della nostra serie, l’abbiamo più tardi nelle monete di bronzo coniate a iscrizione osca di Capua (Garrucci, tav. LXXXVII, 13-14); la testa di Vulcano (non Dioscuro, v. più oltre p. 49 e seg.) con pileo e capelli fluenti, l’abbiamo tal quale nelle dramme di Aisernia nel Sannio (262 a. C, Garrucci, tav. XC, 21-22), desunto dalle monete di Lemno e di Lampsaco (Head, p. 466, fig. 280); i grani d’orzo o di frumento dell’oncia, propri anche della serie di Luceria (Garrucci, tav. LXIV, 7, il tipo più comune
- ↑ Il cavallo sormontato dall’astro solare vedesi anche nelle monete di Arpi riferibili al tempo dell’alleanza con Roma (326 a. C. Head, Hist. Num., p. 37; Garrucci, tav. XCIII, 1).