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Corrispondenza da Roma. — Sembrerebbe questo il momento propizio per arricchire le raccolte di monete romane classiche, poiché le più grandi rarità vengono ora in luce; abbiamo visto nei decorsi giorni i gran bronzi della Sabina Tranquillina, della Didia Clara, di Britannico, il mezzano bronzo di Tiziana, aurei di Giulio Cesare e di Augusto. Se non che tutto questo monete sono, pur troppo, opere di falsari, i quali vanno disgraziatamente sempre più perfezionandosi nella loro arte nefasta. Segnalato il difetto della soverchia lucidità e nettezza dei gran bronzi della Tranquillina e della Didia Clara, essi vi han posto subito rimedio presentando il bronzo di Britannico mascherato con tale arte da ingannare i più esperti. È confortante però che essi non siano mai riusciti a dare alle figure umane il carattere, 1’impronta antica; infatti basta la differenza di una linea per dare ad un profilo tutt’altro aspetto.
Il Britannico è ben riuscito per il conio, per la patina e per le lettere delle iscrizioni imitato perfettamente, ma la testo del giovane e sventurato principe, non ha l’impronto dell’arto antica e tonto meno lo ha il Marte del rovescio nel cui movimento si ravvisa qualcosa di moderno. Cotale bronzo è rimasto invenduto, almeno sulla piazza di Roma, e ciò deve in parto attribuirsi alla diffidenza che ormai destano le grandi rarità, le quali se non presentono caratteri tali di autenticità che ti impongano, non sono vendibili.
I falsari sono ben noti a Roma, la questura conosce le loro gesta, ed è strano che non vi sia modo di porre un freno alle loro truffe.