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aes rude, signatum e grave, ecc. 41

notare che i due frammenti a, per la loro qualità e robustezza, sono i soli che potrebbero riferirsi al recipiente (dolio od olla) dentro cui era stato deposto il tesoretto; il quale, prescindendo da due assi a testa d’Apollo, simili ai nn. 10-15 suddescritti, che mi dissero essersi ritenuto il ritrovatore o il primo proprietario, e prescindendo pure da qualche altro pezzo, forse perduto fra la terra, ha il rispettabile peso complessivo di chilogr. 14,213, pari a libbre romane 43 1/2: in cifra tonda dunque circa 50 assi librali ordinari, laziali o romani (vedansi gli ultimi assi descritti, nn. 16-17, in confronto col peso ordinario dei più antichi assi romani librali)1.

Anche il deposito di Vulci rinvenuto nel 1828 presso il Ponte della Badia, il quale ha più d’ogni altro stretta analogia col nostro, secondo la magra notizia che abbiamo del medesimo presso Gennarelli (La moneta primitiva, p. 11), si trovò «dentro una rozza olla mezzanetta, cinque palmi sotto terra» 2.

  1. Per dare un’idea del valore relativo rappresentato anticamente dal nostro ripostiglio, ricorderò che cinquanta assi librali era la cifra canonica delle minori multe sacramentali; che tanto importava l’ammenda per qualunque controversia intorno alla libertà individuale, (Gaio, IV, 14); e che venticinque assi era la minor multa stabilita dalle XII tavole, per cui Gellio N. A., 20, 1, 2, scrive: « quis enim erit tam inops quem ab injuriae faciendae libidine viginti quinque asses deterreant?». Un bove nella legge Iulia Papiria o Tarpeia del 430 a. C. era computato cento assi (centussis), una pecora dieci (decussis).
  2. Su questo ripostiglio vedasi altresì Marchi e Tessieri, La stipe delle Acque Apollinari, p. 22; Gennarelli, op. cit., p. 22, nota 1 e Mommsen-Blacas, Hist. de la Monn. rom., I, p. 175. — Nel ripostiglio di Vulci, insieme con una grande quantità di aes rude informe di piccolo taglio, si rinvennero i seguenti spezzati di quadrilatero editi dal Garrucci: a) Spina pesce, tav. XI, 1; b) Tripode e pegaso, tav. XV, 2; c) Pollo e rostro, tav. XVIII, 2; d) Bove, tav. XXI, 1. — Garrucci nella tavola XVIII dà come proveniente da Vulci anche il quadrilatero intero coi polli ed i rostri del Museo Britannico, ma non lo conferma nel testo, p. 10. A p. 13 dice essersi rinvenuti nel ripostiglio alcuni pezzi di aes grave ovali con la clava, simili a quelli dati a tav. XXVII.