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viamo che spesso, nelle diverse zecche, a cagione delle turbolenze da cui a varie riprese ebbe a soffrire il Reame, l’argento dei carlini fa sensibilmente ridotto.

Il peso del carlino variò durante il regno di Ferdinando. Fu dapprima eguale a quello del carlino di Alfonso, vale a dire di trappesi 4 ed 1 acino1; ma, di poi, fu elevato a tarì 4 ed acini 9 1/22.

In sul principio, Ferdinando fece riprodurre esattamente il tipo del carlino di Alfonso. Da una parte la sua effigie in trono e attorno in caratteri franco-gallici, il motto DOMINVS MEVS ADIVTOR ET EGO DESPICIAM INIMICOS MEOS, preso dal Salmo 117; e dall’altra parte, le armi inquartate con quelle di Gerusalemme, Napoli ed Ungheria.

Alfonso I d’Aragona nulla aveva lasciato intentato perchè a Ferdinando, suo bastardo, fosse assicurata la tranquilla successione del Reame di Napoli. Sin dal 1442, nel parlamento riunito a Napoli, lo aveva fatto dichiarare suo successore, e poichè era necessario che il Pontefice, siccome supremo signore del Regno, assentisse alla successione di un bastardo, patteggiò con Eugenio IV, il quale, addi 6 luglio 1443, concedeva l’investitura a lui ed ai figliuoli nati o nascituri e poi, nel 1444, conferiva a Ferdinando il titolo di legittimo ed il diritto di ereditar la corona3. Di più, Alfonso impetrò ed ottenne da Nicolò V, succeduto ad Eugenio, la sanzione di quel dritto.


  1. Fusco, Intorno alle Zecche ed alle monete battute nel Reame di Napoli da Re Carlo VIII di Francia. Appendice Doc., n. 1.
  2. Lettera ms. di Leonardo Zocchis maestro di prova nella zecca di Napoli verso il 1555 (Bibl. naz. di Napoli). In conseguenza di tale alterazione del peso ne fu modificato il valore. Mentre gli antichi carlini davansi per 20 tornesi i nuovi si davano per 22.
  3. Raynaldi, Annales Eccl., ad an. 1443 et 1444.