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464 | camillo brambilla |
MAR • chio HOST • iani COM • es POMP • onisci TE • C •etera All’esergo: XXIIII.
L’esemplare perfettamente conservato pesa grammi 6.450, e da diligente assaggio risulta superiore a 850 millesimi di fino.
Accennai più sopra, che questa moneta è evidentemente uno spezzato di Tallero, e tale, riferendosi a monete analoghe del tempo, lo confermano la figura e l’atteggiamento del principe al diritto, e cosi l’aquila imperiale del rovescio. Aggiungesi altro importantissimo elemento in quel numero XXIIII che sta all’esergo del rovescio della moneta a precisarci il valore di soldi ventiquattro, ossia di un quinto di tallero di soldi centoventi, ossia lire sei.
Quanto al peso avremmo corrispondenza con quello che ordinariamente riscontrasi nei talleri coevi e che si aggirano fra i 31 ed i 33 grammi in esemplari ben conservati. Per l’intrinseco in fine affatto ci accostiamo al vero a giusto titolo dei talleri regolarmenti emessi, e che doveva essere a circa denari 10 e grani 12, ossia a millesimi 876, come ci apprende la Carte ou Liste di Anversa per non poche di tali monete battute anche fra noi in Italia, mentre lo stesso e utilissimo libro ci istruisce sul larghissimo abuso in ciò verificatosi, avendosi talleri, che dai denari 10 e grani 12, come in effettivi pezzi di Modena di Mantova ed altri, giù discendono fino a denari 5 e grani 22 (millesimi 493) appunto in Bozzolo ed anche a denari 5, grani 8 (millesimi 444) per talleri di Messerano e di Desana.
Concludo pertanto, che la moneta qui da me pubblicata fu lavorata ed emessa dall’officina monetaria di Bozzolo per Scipione Gonzaga come uno spezzato del tallero di giusto peso e di giusto titolo, e nel suo valore di soldi ventiquattro, ma che troppo contrastando quegli ottimi elementi alle abitudini