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monete italiane inedite nella coll. brambilla | 439 |
di Margherita Paleologa Duchessa di Mantova, e del di lei marito Federico Gonzaga, cosi completando la illustrazione, che della detta officina il Promis aveva mandato alla stampa nel 18581.
In quella terza Memoria è posta in particolare evidenza l’importanza del provvedimento preso dai marchesi di Monferrato nel 1662 per uniformare sostanzialmente il lavoro della zecca di Casale alle basi monetarie saviamente adottate da Emanuele Filiberto di Savoia pel Piemonte al cadere dell’anno precedente, il che era voluto dalle continue e molteplici relazioni dei sudditi dell’uno di quei dominii con quelli dell’altro. Quali fossero le norme pel nuovo sistema regolatore del lavoro della moneta secondo la saggia volontà del Duca Emanuele Filiberto, già lo aveva opportunamente esposto il Promis nell’aureo suo libro sulle monete dei Reali di Savoia2. Tolto di mezzo il grosso di antico uso, era restituita la lira d’argento composta di venti soldi, e di duecento quaranta denari. La lira doveva essere della bontà o fino di denari 10.18 (millesimi 896) e del peso di denari 9.22, (grammi 12.700)3. Tre di quelle lire formavano lo scudo d’argento, e nove equivaler dovevano allo scudo d’oro del peso di denari 2.14 (grammi 3.286) ed al titolo di millesimi 911. La lira decomponevasi nei suoi spezzati, corrispondenti alla metà o soldi dieci, ed al quarto o soldi cinque, uguali nella lega, ossia allo stesso titolo, e proporzionali nel peso, e
- ↑ Monete dei Paleologhi marchesi di Monferrato. Torino. 1858.
- ↑ Torino, 1841. Vol. I, pag. 199, e Vol. II, pag. 70, ove per ogni moneta è indicato il peso.
- ↑ È il caso di avvertire che le cifre qui indicate tolte dalla Memoria terza di Promis, non si accordano in tutto con quelle date al Vol. II, pag. 70. Monete di Savoia. Le differenze però sono minime, e non possono influire sulle conclusioni e per la sostanza delle cose esposte.