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426 | francesco gnecchi |
si accordano le sigle degli eserghi indicanti le zecche allora in attività. Ma ve n’ha però una serie abbastanza numerosa, le cui dimensioni diminuite e la cui fabbrica meno accurata, danno certo indizio di epoca posteriore.
Se ne avvide il Cohen, e alla descrizione dei piccoli bronzi con Roma e Costantinopoli, che fanno seguito al regno di Costantino, aggiunge: « Il existe encore une foule de très petites médailles de ces types plus au moins barbares et frappées probablement vers le temps d’Anastase. »
Se però sta bene la distinzione, non è altrettanto felice l’attribuzione della seconda serie all’epoca d’Anastasio. L’asserzione meriterebbe almeno d’essere provata, mentre invece è assolutamente gratuita. Ora un piccolo ripostiglio di bronzi appartenenti al terzo e quarto secolo, che mi venne alle mani, mi fornisce i dati per provare non solo la insussistenza della supposizione di Cohen, ma ben anco per determinare precisamente e sicuramente l’epoca della seconda coniazione.
Le monete del mio ripostiglio – del quale non ho potuto accertare la provenienza ; ma che ho motivo di credere sia stato trovato in Egitto — incominciano con Diocleziano e chiudono con Costanzo II. Vi si trovano in gran numero i bronzi anonimi colle teste di Roma e Costantinopoli; ma, se alcuni di questi (36 Costantinopoli e 31 Roma) vanno naturalmente a collocarsi colle monete dei Costantini, ve ne sono molti altri (36 Costantinopoli e 66 Roma) i quali per dimensione, per tipi e per fabbrica si staccano dai primi, e si accostano invece tanto alle monete di Costante e Costanzo II, che è impossibile non ritenerli a queste contemporanei.
Se fossero, come il Cohen suppone, del tempo d’Anastasio, non si comprenderebbe come potevano