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aes rude, signatum e grave, ecc. 31

calchi d’ogni singolo pezzo nell’officina del R. Museo Etrusco Centrale, a prò del Museo stesso, nella previsione della ulteriore dispersione degli originali. Il Museo nostro, per mancanza di fondi e per le naturali pretese del Pacini, non poteva ormai più aspirare a siffatto acquisto. Non più tardi dei primi di gennaio il signor Pacini aveva trovato il compratore dell’ intero ripostiglio nella persona del sig. Dottor Tommaso Capo, noto amatore di Roma, il quale pur troppo ne ha già iniziata la dispersione, mettendone in vendita una parte in una pubblica asta1.

Questa la storia veritiera del ritrovamento, e le peripezie finora subite dal ripostiglio.

I frammenti di vaso e gli avanzi animali raccolti insieme coi pezzi di aes grave, furono ricuperati in seguito alle mie premure dal sig. Giuseppe Pacini e da lui ceduti a me. Fra breve io gli esporrò nel Museo Etrusco Centrale, insieme coi calchi sopraddetti; intanto qui ne porgo la particolareggiata descrizione:

a) Due frammenti di ventre di grosso e robusto dolio di stoviglia primitiva. Lo spessore varia da 0,027 a 0,036; il pezzo più grande misura 0,09 × 0,21. L’argilla è quasi nera nell’interno (anima) e rossastra esternamente.

b) Ansa di anfora a nastro (larga 0,05), attaccata alla relativa bocca. Si può presumere che la bocca del vaso avesse un diametro da cent. 15

  1. Mentre si stampava il presente stadio, è apparso il Catalogo di vendita della collezione Capo (Roma, tipi Befani, 1891); e nel Supplemento, pag. 126 figurano: i quadrilateri del nostro ripostiglio, nn. 2 e 5, dati nelle annesse tavole eliotipiche IX e X; i due spezzati nn. 2 e 6, dati a tav. VIII; nonché gli assi nn. 16-17 e nn. 14 e 15 (?). La provenienza di codesti pezzi è taciuta; gli altri pezzi del ripostiglio non vi sono (!). — Vedi nelle Notizie Varie di questo fascicolo il risultato della vendita.