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una moneta inedita dei vescovi di volterra 385

scovo Ranieri II, perchè essendo tale moneta comunissima, la sua frequenza rende inaccettabile la sua attribuzione al detto vescovo, che ebbe un dominio assai breve e fortunoso. Potrebbesi tutt’al più attribuire a Ranuccio Allegretti.

La quinta moneta non dà luogo a discussione alcuna, la sua attribuzione è evidente; essa appartiene al vescovo Ranuccio (1320).

L’ultima col SAT IVSTVS dall’illustre, Kunz venne attribuita al Comune di Volterra. Da quanto fu esposto qui sopra è facile dedurre come le monete segnate coi numeri 2 e 3 siano da attribuirsi al vescovo Ranieri III Belforti che pontificò dal 1301 al 1320.

Venendo ora a cercare da quale officina siano uscite, servono al proposito i documenti del 28 ottobre 1312, e 23 agosto 1315, pubblicati dal Pagnini1, dei quali il prelodato Umberto Rossi ci diede il sunto. Il primo di quei documenti è una convenzione tra il Comune di Volterra e Meo di Alberto, d’accordo col Vescovo, per la battitura in Volterra di grossi d’argento aventi da una parte l’imagine domini episcopi vulterrani, e dall’altra quædam crux ad similitudinem et signum armorum populi Civitatis Vulterræ cura his litteris et vocabulis S. R...: PVLO VVLTERR.

A questa descrizione corrisponde la moneta seconda pubblicata dall’Ammirato con PPLVS VVLTERA •

Nel secondo documento, rogato nel castello di Berignone, il vescovo ad petitionem et instantiam populi S. Florentii de Florentia, ecc., concede di battere moneta vescovile insignita da una parte con quadam cruce domini, e portante dall’altra l’imagine episcopi parati

  1. Pagnini, Della decima e di varie altre gravezze imposte dal Comune di Firenze, della moneta e della mercatura dei Fiorentini, Lisbona e Lucca, 1765; 4 tomi.