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i "cavalli" di ferdinando i d'aragona, re di napoli 353

«banda scolpita la effigie della serenisima Regina sua consorte, li quali debbero servire a buttarli al triumpho nutiale.» Questa notizia avrebbe un riscontro colle parole del Passero e di Notar Giacomo: se gettaro monete d’argento de più sorte. È da avvertire però che lo Zocchis, mercè quella sua lettera, si addimostra persona abbastanza ignorante, e spesso dà prova di non conoscere monete che sono al di d’oggi comunissime. Egli dice, a mo’ d’esempio, che non v’ha ricordo alcuno che Alfonso II abbia mai coniato moneta. Riguardo all’asserzione di Notar Giacomo, farò notare che numerosi esempi addimostrano che queste monete che si gettavano al popolo erano in parte argentate ed in parte dorate; di modo che pareva che, dalla tribuna o dal trofeo, o altro ingegno, donde venivano gettate, cadesse sul popolo una fitta pioggia di oro e argento. Sicché si può congetturare che il cronista dicesse moneta d’argento questa di rame ch’io pubblico, perchè effettivamente aveva allora parvenza di questo metallo, per essere intinta in un bagno d’ argento. Con ciò però non voglio assolutamente negare la notizia data dallo Zocchis, e nel dubbio preferisco nutrire ancora la vaga speranza che sia smentita questa mia ipotesi, trovandosi il grazioso carlino da lui accennato1.

Ecco intanto la descrizione della moneta:

D/• F • • R •

Busto a destra, con corona radiata ornata di gemme e trifogli2.

  1. Fabio Giordano scrittore del XVI secolo, nella sua storia delle cose napoletane (Msc. della Bibl. nazionale) a pag. 87 dice pare che si coniarono carlini nel 1477 aventi da una parte la testa del re e dall’altra quella della regina. La notizia però è cassata.
  2. Passero notò la ricchezza della corona del re, dicendo che le gemme della corona e quelle sparse sulla gualdrappa del cavallo su cu cavalcava la regina potevano valere circa 20,000 ducati, somma abbastanza vistosa per quell’epoca.