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332 | arturo g. sambon |
seduto questa moneta; ma è possibile ch’egli abbia male interpretato le epigrafi di qualche altro cavallo o logore o poco intelligibili per riconio posteriore1. Ad ogni modo nessun esemplare se ne conosce al giorno d’oggi.
Di Ferdinando II si conoscono soltanto due cavalli coniati a Brindisi, di cui uno, posseduto già dal Fusco2, è ora nella raccolta privata di S. A. il Principe di Napoli. E fu tralasciato evidentemente il conio dei cavalli da questi due sovrani, a cagione della soverchia abbondanza di moneta siffatta, sia per le numerose emissioni del primo Ferdinando, sia per quelle recentissime ed anche eccessive di Carlo VIII; poiché, se si fosse subito bandita tutta la moneta di rame del monarca francese, ne sarebbe venuto considerevole danno al commercio del reame, come ben chiaramente addimostrano i ricorsi delle città di Chieti e di Aquila a Federico d’Aragona, perchè si permettesse ancora la circolazione de’ cavallucci di Carlo VIII3. Annuì da principio Federico apponendo però il placet regiae maiestati colla riserva ad eius beneplacitum. Intanto Notar Giacomo4 avverte che Federico, sul principio del suo regno, vietò si spendessero più «li cavallirazi de rame che haveano facti li francisi, con lo signo de la croce et deli III gigli, de rame.»
Si vede che la quistione de’ cavalli diè parecchio
- ↑ Esiste un cavallo di Ferdinando il Cattolico colle epigrafi: ivstvs rex e leticia popvli.
- ↑ V. Catalogo 1880, p. 33, n. 427.
- ↑ «Como in la dieta cita e stata bactuta la sicla et cognata multa quantità de moneta de rame su l’arme francese se supplica V. M. se digne far valere et spendere diete monete che altrimente seria la disfazione de dieta cita, per esser quella in grande numero et quantità in potere de dicti citatini.» Ravizza, Dipl, Chietini. t. III, p. 26.
- ↑ Cronaca di Napoli p. 212.