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290 francesco gnecchi


Sono parecchi i bronzi di Galba, che colle leggende QVADRAGENSVMA REMISSA (Coh. 178), QVADRAGENS REMISSAE (Coh. 179), XXXX REMISSA (Coh. 246), o anche colla semplice indicazione R XL (Coh. 138, 139, 198, 199, 200), si riferiscono al fatto di certe imposizioni, che la storia non ha i dati di precisamente determinare, le quali sarebbero state, non si sa bene in quale occasione, dall’avaro Galba condonate o abolite, e che furono poi da Adriano ristabilite. Ma le accennate leggende sono accompagnate nei bronzi finora conosciuti o dalla rappresentazione della Libertà (Coh. 138, 139) comunissima nelle monete di Galba, o di Roma in diversi atteggiamenti (Coh. 198, 199, 200), oppure da un arco di trionfo (Coh. 178, 179 e 246), mentre nel bronzo, che qui produciamo, la figura femminile a cui si riferisce la sottoposta leggenda AVGVSTA, pare debba ritenersi, come viene generalmente ritenuta tale figura in altre monete dello stesso Galba (vedi Coh., n. 20 a 31, 107, 120 e 121), per Livia di Augusto, cui Galba aveva sempre dedicato una speciale devozione « Observavit ante omnes Liviam Augustam, cuius et vivae gratta plurimum valuti et mortuae testamento paene ditatvs est1.

La leggenda R XL associata alla nuova rappresentazione parrebbe quasi riferire il tratto inusitato di Galba alla intercessione o all’influenza di Livia, e la moneta può considerarsi come un’azione di grazie del Senato all’imperatore e insieme alla sua Augusta inspiratrice.

Peccato ohe all’importanza storica di questo bronzo non corrisponda affatto la conservazione, la quale è delle più deplorevoli.


  1. Svetonio in Eckhel, Doctr. Num. Vet., vol. VI, pag. 292.