Pagina:Rivista italiana di numismatica 1891.djvu/30

14 francesco gnecchi

dura da qualche secolo nell’uso generale. E d’altronde, se tale cambiamento potrà farsi in un’opera complessiva, sarebbe ridicolo introdurlo direi alla spicciolata in un articolo dedicato ad un pezzo speciale, ed in cui quanto andiamo dicendo intorno al medaglione in genere non è che una digressione.

Ma non è solo all’uso volgarmente accettato della parola che mi sono attenuto. Per la conservazione del nome di medaglione, v’ha un’altra ragione più forte, e io la trovo nel cerchio.

A tale particolarità si è finora attribuita una assai mediocre importanza. Cohen, per esempio, non descrive a parte i medaglioni cerchiati, solo vi accenna qualche volta a caso e a titolo di semplice curiosità, quando cita uno speciale esemplare del Gabinetto di Francia; nè mi consta che altri autori ne abbiano trattato più che incidentalmente. Potrebbe però darsi che la distinzione del cerchio fosse di tale natura da mutare addirittura l’essenza del pezzo, in modo da conferirgli il carattere e quindi il titolo di medaglione, all’infuori della teoria del Kenner. E conviene fare brevemente la storia di questa particolarità.

L’invenzione del cerchio è molto più antica del medaglione; e, mentre questo non fa la sua prima e timida apparizione che sotto Trajano e non prende il suo vero sviluppo se non col regno d’Adriano, le nostre collezioni ci mostrano esempi di monete di bronzo munite d’un cerchio ornamentale fino dal principio dell’impero. Ora a quale scopo fu introdotto tale ornamento? Evidentemente per togliere la moneta dal suo corso ordinario, ed elevarla al grado di medaglia. Ad onta che tutta la monetazione romana fosse per sua indole commemorativa, si sentiva il bisogno di una medaglia nel senso in cui oggi