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la zecca di pontestura? | 159 |
Nè mi sembrava troppo ben appoggiato l’asserto che il Giovanni Giorgio Paleologo, prima di essere marchese di Monferrato, avesse usato del diritto della moneta, per una nuova determinata località, quale sarebbe stata Pontestura.
D’altra parte al giusto criterio della forma dei caratteri, tutta propria del cadere del secolo XV rilevato da Promis, aggiungevasi la considerazione che la croce colla leggenda ADORAMVS TVAM era tipo affatto particolare a Guglielmo II, e da esso ripetutamente usato sulle monete, e che dopo di lui appare in un solo pezzo di Bonifacio II (1518-1530) e non più sulle monete di Giovanni Giorgio.
Alle mie osservazioni non replicava il Maggiora-Vergano, e quindi nella mia modesta collezione, i due esemplari, che vi stanno, della ripetuta monetina trovansi alla sede per loro stabilita da Promis, e quindi a Casale e pel marchese Guglielmo II.
Ora in questi ultimi giorni mi venne alle mani il primo Catalogo del Museo Civico di Como, che comprende la raccolta numismatica del Dott. Solone Ambrosoli da lui a quello donata con esemplare e generosa delicatezza, quando ebbe ad assumere l’attuale suo importante ufficio in Milano, e mi tornò ancora avanti al n. 31 la zecca di Pontestura rappresentata da tre esemplari della monetina pubblicata dal Promis, e da esso attribuita a Casale per Guglielmo II, e quindi da Maggiora-Vergano a Giovanni Giorgio con designazione appunto della località di Pontestura.
Mi trovai così condotto a riprendere le mie considerazioni sui due esemplari della contrastata monetina da me posseduti, e credo non inutile, trattandosi di attribuzione che fa ora la sua comparsa in una pubblica collezione, l’esporre le conclusioni, che, avuto anche riguardo alle premesse, dal canto