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154 filippo marignoli


Avendo in costume i Pontefici di tramandare la memoria dei più strepitosi avvenimenti del loro regno con medaglie e con monete, Pio II non tralasciò di farlo.

Trovo noti fin qui i due zecchini ricordati dal Mengozzi, dallo Zanetti, dal Selvaggi e dal Ginagli con l’epigrafe Vindica Domine sanguinem nostrum qui pro te effusus est, ed Exurgat Deus et dissipentur inimici ejus con la rappresentazione del Papa sedente sulla nave (Cinagli, pag. 52); non che il Giulio, o meglio Carlino o grosso con la stessa immagine ed il lemma Dirige Domine gressus nostros (Cinagli, ivi, n. 11-12) compresi nella mia Collezione, come pure lo zecchino per Mantova che si riferisce al medesimo periodo storico e dal Cinagli, (pag. 62, n. 8) mal letto, come dallo Zanetti, (2, 481); ma era affatto sconosciuto lo zecchino semplice, prima che io lo possedessi. Esso ha il diametro di 28 mm. ed il peso di grammi 3 e centig. 48, ed ha l’impronta come qui in testa riprodotta; osservando che l’anno sesto di pontificato segnato nella moneta corrisponde al 1464, nel quale si iniziò la spedizione che con queste tre specie di monete volle Pio II commemorare.

Ma di qual valente zecchiere sono desse lavoro ? Se la marca improntatavi avesse una attribuzione sicura, non dovremmo cercarne più oltre, ma la marca M con la croce sovrapposta che in esso vediamo, mentre dal Mengozzi, dallo Zanetti e dal Cinagli viene segnata all’Orfini di Foligno, per contrario viene dall’Amati attribuita con non spregevoli induzioni ai Migliori di Firenze. Tanto gli Orfini che i Migliori condussero le zecche degli Stati Papali; quelli a Foligno, a Gubbio, a Roma; questi a Roma, in Ancona e Macerata e quasi nelle stesse epoche. Ma Miliano di Piermatteo Orfini non ebbe la zecca di Roma che dopo il 12 dicembre 1464,