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152 | filippo marignoli |
scorso mese di settembre1 e ritenuto per unico, ed incertamente attribuito alla Zecca di Foligno. Io però già da parecchi anni ne possedevo altro esemplare nella mia Collezione e mi pare quindi giusto che a questo sia mantenuta la priorità della pubblicazione. Perciò mi decisi a scriverne alcuni cenni, valendomi anche e conformandomi in gran parte all’opinione scientifica gentilmente esternatami dall’esimio numismatico monsig. Milziade Santoni.
È una moneta di sommo interesse per la storia e di bellissima incisione per l’arte, della quale non sospettavasi prima la esistenza. È questo lo Zecchino o meglio Fiorino d’oro o ducato, nomi allora promiscuamente adoprati, fatto battere da Pio II prima di incamminarsi alla spedizione contro il Turco. Enea Silvio Piccolomini senese, asceso appena sul trono pontificio nell’agosto del 1458, si propose di correre in Oriente a vendicare il sangue latino vituperato cinque anni innanzi per la presa di Costantinopoli espugnata da Maometto II. Si diresse adunque a tutti i principi della Cristianità bandendo una nuova crociata e promettendo di mettersene a capo egli stesso. Cosi venne stabilito, lui presente nel congresso di Mantova sui primi del 1459, (ed io possiedo egualmente lo zecchino in tal circostanza coniato, ove si legge chiaramente la parola Mantova) e furono fissati quattro anni di tempo ai preparativi necessarii; sono memorande le sue parole ai Cardinali in Concistoro: «Noi siamo determinati di procedere noi stessi a capo della Crociata; e perciò
- ↑ Gnecchi Ercole, Un ripostiglio di monete medioevali a Roma, «Riv. It. di Num.». Anno III, fase. IV. In quell’articolo però non si fa menzione di questo Zecchino di Foligno, che apparteneva al medesimo ripostiglio, ma che venne in luce solo dopo la pubblicazione del fascicolo.
(N. d. Dir.).