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il tesoro di andros 133


Quanto alla lettera A, che vediamo all’esergo del rovescio, abbastanza ne discussero in proposito gli autori francesi: Basterà accennare che alcuni di essi, fra cui il Sirand1 e il Fillon2, pretesero che quella lettera indicasse l’officina di Parigi. Il Mantellier, rispondendo al Sirand (Revue Num. 1850, pag. 66), provò con vari argomenti che ciò non poteva essere; e della stessa opinione è il Poey d’Avant3, il quale, in appoggio alle ragioni accennate dal antellier, allega quella della grande gelosia che aveva Luigi XIV per tutte le monete che facessero concorrenza alla sua, aggiungendo ch’egli nonché prestare la sua zecca per la loro coniazione cercava invece ogni mezzo per impedirne la circolazione. Ho toccato quest’argomento, perchè, fra luigini che sto descrivendo, ne troveremo due altri colla lettera A all’esergo.

Riflettendo al basso titolo di questo luigino, ed alla sua diretta provenienza dall’Italia, si è quasi tentati di dubitare, se la moneta sia un genuino prodotto della zecca di Trévoux, o una sfacciata contraffazione di qualche officina italiana. Questa seconda ipotesi però appare meno probabile, quando si osservi attentamente la moneta. Il suo maggior rilievo, la forma dei caratteri e il suo tipo generale, si allontanano visibilmente da quelli degli altri luigini che descriverò, e che sembrano tutti di fabbrica italiana.

Noi sappiamo che il pezzo da cinque soldi di Anna Maria, per poter correre sul mercato allo

  1. Sirand A. M. Alex., Monnaies inédites de Dambes. Bourg-en-Bresse, 1848, in-8, pag. 67.
  2. Fillon B., Collection Jean Roueseau. — Monnaies féodales françaises, Paris, 1860, in-8, pag. 92.
  3. Poey d'Avant, Op, cit, Vol. III, pag. 111.