Pagina:Rivista italiana di numismatica 1891.djvu/139


il tarì amalfitano 123


Senza por mente all’assurda conseguenza che ne deriva: perchè il valore di questi pretesi tarì d’argento, posto a ragguaglio dei soldi bizantini, sarebbe stato eguale a quello dei tarì d’oro1.


II.


Nel gennaio dell’anno scorso, alcuni contadini rinvennero a S. Angelo in Formis un pignatte contenente un gruzzolo di tarì di zecca italiana; erano tutti di oro pallido, con caratteri cufici abbastanza sformati, e su due di essi, leggevansi frammischiate a caratteri arabici, lettere latine, e sul più integro era l’epigrafe S - ANDREA SALRN. Una simile moneta venne, per la prima volta, pubblicata dallo Spinelli2. Ma nelle brevissime osservazioni che a tutte appone, di questa tace affatto, mostrando di non saperne trarre nulla.

Fu invece l’Amari, che poi tentò dame spiegazione. E in una nota a pie della pag. 469 del II tomo della sua storia dei Musulmani di Sicilia, a proposito delle leggende interpretate dallo Spinelli disse: «a varie non mi sembrano ben trascritte; non tengo punto provata la cronologia che distribuisce cotesto monete ai principi di Salerno, né che tutte sieno state coniate in Salerno. Ve n’ha forse d’Amalfi,

  1. Cosi in una carta del 1107: auri solidos viginti tres de Amalfi de tarì, ana quatuor tari per solidos, ed in altra del 1105: auri solidos quinquaginta quatuor, quorum quisque habeat tarenos quatuor presentis monete istius civitatis (Salerni) e chi non sa che questo appunto è il rapporto espresso nelle varie antiche carte tra il soldo bizantino ed i tarì Amalfitani? Le notizie fomite dalle Consuetudini Amalfitane valgono pure a chiarire ogni dubbio.
  2. Pag. xxvi, n. 1 ; tav. I, num. 7, 8, 9, 10.