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aes rude, signatum e grave, ecc. 109

dienti escogitati dai Romani durante le guerre puniche, quando per la prima volta si trovarono in diretto rapporto con l’Oriente e non credettero ancora opportuno di trasformare la moneta di bronzo in un numerario di convenzione, come già era in Sicilia fin dal sec. V, e di cambiare definitivamente con l’argento, sull’esempio delle nazioni orientali, il loro piede monetario1.

Io opino pertanto che la riduzione sestantale debba riportarsi molto più in giù di quello che comunemente si ritiene, e mi pare che possa stare benissimo in rapporto col grave disastro del 255, quando i Romani perdettero interamente la flotta e dovettero provvedere con grandissima urgenza a rinnovarla da capo a fondo e ad armarla più forte di prima (254 a. C). — Quanto all’emissione dei bigati coi tipi della Vittoria e di Diana in biga, essa è ancora posteriore, e, secondo me, si riferisce alla annessione definitiva della Sicilia ed alla sistemazione dell’isola a provincia romana (241 a. C.)2.

  1. Al cambiamento del piede monetario si arriva soltanto con la riduzione ulteriore dell’asse sul piede onciale (211 a. C.): v. Mommsen-Blacas, n, p. 22, 75; Soutzo, op. cit., II, p. 85.
  2. I tipi della Vittoria in biga e di Diana in biga (Diana Victrix) sono certamente desunti con doppio scopo politico e pratico dalle monete della Sicilia in genere, cui sono propri. Prima si imita la Vittoria in biga delle litro dell’alleato Ierone II (es. Head, Anc. coins, tav. 47, 88; cfr. anche i didrammi e i tetradrammi con la Vittoria in quadriga (Head, o. c., tav. 47, nn. 39, 37); indi, di mano in mano che i Romani estendono ed assicurano il dominio sulla Sicilia, si ritrae anche Diana in biga, essendo questa la divinità specifica della Sicilia. Cfr. sopra nota 88, e si vedano gli arcaici tetradrammi siracusani con Artemis ed Apollo in biga (es. Gardner, The types, tav. II, 36, VI, 24), gli stateri d’elettro con Apollo ed Artemis ΣΩΤΕΙΡΑ (Head, H. N., p. 156), ed il celebre quaternio d’oro di Augusto, Babelon I, p. 87, n. 177, inscritto SICIL, testé archeologicamente illustrato dallo Studniczka, Bull. Ist., 1889, p. 277, tav. X. Di qui si spiega anche il decussis trientale, con la Vittoria in biga, di cui dico a nota 107.