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aes rude, signatum e grave, ecc. 103

genti (cfr. Mommsen, Röm. Gesch., 6 ed., I, p. 519). Fu allora, io credo, che si addivenne a questa prima riduzione ufficiale, da Roma comandata ed estesa alle città soggette di Todi, Tarquinia, Capua, Luceria, Venusia, Teate, Ascoli1. Si noti che l’emissione di aes grave di Fermo, dai Romani autorizzata in quella loro colonia del 264 a. C., è ancora di peso librale leggermente ridotto (cfr. i pesi dei pochi pezzi conosciuti col nome di questa città FIR Garrucci, tav. LX); abbiasi presenta quale immensa copia di oro, argento e bronzo abbia fruttato ai Romani la vittoria di Milazzo (iscr. Duilia, C. I. L., I, 195); e si rammenti l’osservazione fatta di sopra circa l’aes grave urbano con la prora di nave armata del rostrum-tridens, che pure corrisponde alla riduzione graduale della libbra dalle 10 oncie in giù. Si badi inoltre che la riduzione trientale rappresentava una semplificazione, e fors’anco una unificazione monetaria, imperocché l’Etruria già da vario tempo aveva ridotto il suo aes grave e la propria libbra al peso della mina sicula (v. sopra p. 73), e l’asse trientale veniva quindi a corrispondere alla metà precisa della libbra etrusca e della mina sicula di otto once (gr. 218).

Finalmente, si noti che il tipo del primo denaro romano da 1/72 alla libbra (gr. 4,54), che la concorde testimonianza degli antichi scrittori riporta agli anni

  1. Anche Gubbio emise allora il tripondio trientale (Garrucci, tav. LVI, 14; cfr. 428), e l’Etruria deve avere anch’essa imitato Roma, riducendo le proprie serie sai peso trientale. — A Tarquinia appartiene l’aes quadrilatero trientale (Garrucci, tav. XXVI) e a qualche altra città etrusca romanizzata (Cere?) deve spettare la serie di aes grave ovale con la clava (Garrucci, tav. XXVII), trovata, a detta del Garrucci, p. 13, nel ripostiglio di Vuloi insieme con l’aes signatum, e fusa ancor essa sul piede trientale. Dell’aes grave etrusco dirò più estesamente iii altra occasione.