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aes rude, signatum e grave, ecc. 89

tale, d’Ailly, I, tav. XIV-XLII), la prora di nave è costantemente armata del detto rostrum tridens.

Finalmente Varrone e Plinio (ll. cc.) accennano essere stato il rostrum navis, emblema del più antico asse librale di pieno peso: « nota aeris eius fuit ex altera parte Ianus Geminus ex altera rostrum navis, in triente vero et quadrans rates ». Questo accenno, ritenuto come un non senso ed uno sproposito flagrante dal Mommsen (I, p. 13, nota), oggi mi sembra guadagnare una certa verisimiglianza, e credo perfino alla possibilità che si abbia un giorno a scoprire qualche asse urbano di pieno peso librale (per ora di pieno peso non ne conosciamo)1, il quale corrisponda alla descrizione Varroniana.

Del resto Varrone e Plinio potrebbero anche aver confuso; ma qualcosa di vero c’è nelle loro parole. Intanto il rostrum navis l’abbiamo sicuramente nei quincussi romani; l’abbiamo nell’oncia di Rimini, città colonizzata dai Romani nel 268 a. C. e, se non il rostrum navis, abbiamo per lo meno il tridente, identificantesi coi rostra e richiamante i corvi di Duilio (v. sopra), sui citati sestanti cosiddetti laziali; e l’abbiamo altresì sopra un asse singolare del Museo di Firenze (Garr., tav. LIV, 7), trovato nell’Umbria fra Todi e Perugia2, e fuso sul piede della mina attica in uso in tutta la costa Adriatica, se non su quello della mina italica di 18 once3.

Il carattere, in apparenza arcaico, offerto dalla

  1. L’esemplare di Pesaro (Garrucci, tav. XXVIII, 1), metrologicamente (gr. 390,30), stilisticamente e tecnicamente, mostra di essere di fabbrica non Urbana; probabilmente spetta a Rimini. Cosi anche l’asse e il semisse quadrantali, Garrucci, tav. XXXII, 2, 8, sebbene di tipo Urbano, furono emessi a Luceria (– ).
  2. V. Periodico di Num. e Sfrag. dello Strozzi, Vol. IV, p. 8.
  3. Pesa gr. 484,18, invece di 436,5; ma la forte crosta del tartaro e della patina verde chiara da cui è coperto può già portare una differenza. Intorno alla mina italica di 18 once (gr. 490) cfr. nota 97.