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aes rude, signatum e grave, ecc. 85

Nell’aes grave urbano di peso ridotto il rostro della nave ha sempre la forma di un tridente accecato (rostrum tridens delle tavole del d'Ailly, Recherches, I, tav. XXI seg.), e simile apparisce anche in una singolare tazza Calena (Ann. Ist., 1875, tav. N), fabbricata nella seconda metà del sec. III a. C. sotto l’influenza romana ed esibente quindi quattro navi rostrate.

Il rostro, inventato probabilmente dai Fenici di Sidone e Cartagine e perfezionato da Demetrio Poliorcete1, rappresenta per i Romani, divenuti ormai dominatori incontrastati di tutta Italia, il nuovo loro orizzonte politico: Sicilia, Cartagine, l’Oriente.

  1. Vedansi le monete di Demetrio Poliorcete coniate in occasione della sua vittoria sulla flotta di Tolomeo presso Cipro (Head, Ancient coins, tav. 81, 17). Gli accurati disegni della prora di questa nave sono dati anche da Samwer-Bahrfeldt) op. cit., p. 89, e da essi sembrami potersi arguire che il perfezionamento portato da Demetrio Poliorcete fosse consistito nella duplicazione del rostro. Circa la tradizione che attribuisce l’invenzione del rostro a Piseo Tirreno (Plin., VII, 209), essa sta in rapporto appunto con l’origine fenicia.