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60 tarquinio gentili di rovellone

due anni prima acclamò il novello imperatore; che un sol mese innanzi avea implorato l’aiuto di questo per liberarsi dal papa che accusava come tiranno e come indegno dell’alto suo posto a causa di depravata condotta; che aveva quasi imposto la sostituzione di Leone VIII, ed applaudito ad essa. Tremendo insegnamento storico, certo non unico, anzi non raro; ma pur singolare nel caso, e maggiormente istruttivo, per la doppia, rapidissima evoluzione dal favore all’odio, così del popolo, come del tiranno che l’opprimeva, e tanto nei rapporti fra loro, quanto con i terzi interposti.

Ottone I il grande affrontò la ribellione: i non molti, ma fedeli ed agguerriti militi della sua guardia la combatterono così da mettere in fuga i ribelli, da far di essi orribile strage, cessata solo ad interposizione del mite Leone VIII. L’Imperatore volle aver fiducia ancora una volta nelle promesse dei Romani: perdonò loro, restituendo anche i presi ostaggi, e raccomandato alla lor fede il suo papa Leone, lasciò Roma, per condursi a finirla una volta, come presto fece, colle ultime resistenze dei già re Berengario ed Adalberto1.

E Giovanni XII prosegue a congiurare per disfarsi di Leone VIII; e il figlio di Alberico, tiranno di Roma, sa bene scegliere il mezzo e cogliere il momento per rendere, all’uopo, il popolo romano nuovamente fedifrago verso di Ottone. Dopo oltre nove secoli riesce forse impossibile rintracciare i mezzi

  1. Muratori, l. c. pag. 244. — Palatii, l. c. col. 134, e tutti gli storici e cronisti concordano sui fatti or narrati.