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58 | tarquinio gentili di rovellone |
mente al decoro della Chiesa romana1. Pericolava ormai per Giovanni XII la male acquistata potestà religiosa, trascinando seco la riunitavi potestà civile, non ostante, e per fatto anzi della potenza straniera chiamata a sostener l’una e l’altra!
Il mite Ottone volle da principio molto concedere all’età giovanile. Puer est, egli disse, facile bonorum immutabitur exemplo virorum, e spedì suoi messi al papa per ammonirlo2. E i messi dovettero anche meglio accertare la gravità dei fatti, la miseranda condizione delle cose di Roma. Anche il Papa mandò ad Ottone i suoi nunzî con larghe promesse di correzione. Non andò però molto, e Giovanni XII invitava, e riceveva in Roma con gran pompa il già re Adalberto, e ciò decise Ottone a recarvisi con parte delle sue truppe, cedendo finalmente alle ripetute istanze di ogni ordine di cittadini.
Al giungere dello Imperatore il Papa fuggì con Adalberto. Ottone, benchè istigato da insistenti preghiere dei romani, nessun provvedimento volle prendere, ma consentì alla riunione di un concilio, nel quale invitato il Papa, si giudicasse sulla condotta di questo, sul modo di riparare. E il Concilio ebbe luogo nel novembre dell’anno 963; numerose e gravissime furon le accuse contro il Papa, che ricusò di presentarsi, e condannò la riunione: egli nondimeno fu deposto e nei primi giorni di dicembre fu eletto nuovo Papa ad una voce, Leonem S. R. ecclesiæ prothoscriniarium3.