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530 | giuseppe ruggero |
città già ripresa dal re Federico, si porta in Levante, dove, unito all’armata dei Veneziani, tenta inutilmente la presa di Metelino; onde deve tornarsene con gravi perdite prodotte dalla lunga navigazione, dal combattimento e dal naufragio sofferto. Prepara e dirige il ricevimento e le feste in occasione della visita del re a Genova nel 1502. Poi rimane assente per molto tempo, e dopo il suo ritorno nella metà del 1506, vedendo crescere le difficoltà del governare, diminuire la propria autorità, e subodorando la prossima rivolta, lascia il reggimento della città al suo luogotenente, ed ai 25 ottobre definitivamente si allontana1.
Constatata adunque l’esistenza di questi minuti, ne rimane confermata la continuazione della consuetudine già in vigore sotto i due ultimi Sforza, ed eliminata per conseguenza la possibilità dell’esistenza di minuti col nome del Re. A chi volesse oppormi l’esempio di quelli dei Re Carlo VI e VII, risponderei che gli usi di zecca vigenti negli ultimi decennii del XV secolo dovevano per certo aver maggior forza che non quelli di un secolo prima.
Potrebbesi osservare che il Governatore per gli Sforza era Genovese, mentre il Cleves era Francese, e come tale non avrebbe dovuto mettere il proprio nome in luogo di quello reale, con patente infrazione all’art. 15 della convenzione stipulata tra il Re ed i Genovesi2. Questa prescrive per l’appunto, che