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508 | nicolò papadopoli |
assai deteriorati dall’originario valore, differenti di peso e di bontà, incomodi a maneggiarsi; la varietà e l’incertezza del valore, aggravate da molte falsificazioni, recavano non poco danno al commercio, per cui la istituzione di una moneta più pesante, di ottimo argento, dove la zecca si mantenne fedele al peso ed al titolo stabilito, fu un vero progresso, nel quale Venezia ebbe il vanto di precedere gli altri stati. Tale progresso fu accolto con immenso favore in Italia ed in Oriente, ed il grosso ebbe dovunque una grandissima diffusione: lo provano le molteplici imitazioni dell’idea ed anche del tipo, lo provano le memorie che il grosso ha lasciato e che durano ancora dopo tanti secoli, cosicché in Oriente si sente parlare di grossi ed a Venezia il popolo continua a valersi del nome di questa moneta in molte contrattazioni.
Non sono concordi gli antichi cronisti sull’epoca della prima coniazione del grosso. Andrea Dandolo la fissa all’anno 1194 colle parole: Subsequenter Dux argenteam monetam volgariter dictam grossi veneziani vel Matapani cum imagine Jesu Christi in Throno ah uno latere, et ab alio cum figura Sancti Marci, et Ducis, valoris viginti sex parvulorum fieri decrevit1. Marin Sanudo antecipa l’epoca della fabbricazione al 11922; invece Martino da Canale, cronista quasi contemporaneo, asserisce che questa moneta fu coniata dai Veneziani solo nell’anno 1202, quando si preparavano all’impresa della conquista di Costantinopoli,