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appunti di numismatica romana 503

è affatto invisibile a chi guarda il dritto. E si aggiunga che l’ornato esterno non consiste in una semplice scanalatura fatta al torno, come sovente — o forse sempre, almeno negli esemplari a mia conoscenza — si trova nei medaglioni cerchiati, ma è affatto insolita, constando di un ovolo, che ricorre tutto all’ingiro.

Mancano dunque al nostro bronzo tutti quei caratteri tanto intrinseci quanto estrinseci, ai quali si riconosce senz’altro un medaglione, e conviene quindi rassegnarsi a escluderlo da questa categoria e a trovargli un’altra denominazione e un altro scopo, fuori della numismatica.

M’era passato per la mente che potesse esser stato uno di quei ritratti imperiali (imagines), che ornavano le insegne militari, come li vediamo nei bassorilievi antichi, o nelle rappresentazioni delle monete e dei medaglioni stessi, e a corroborare tale supposizione contribuivano le due rotture laterali, che sembravano segnare il posto ove erano infissi gli appiccagnoli. Ma, oltre che in questo caso le dimensioni non sarebbero state sufficienti, poiché quei ritratti dovevano esser veduti a una grande distanza1, e, oltreché la sconcordanza delle date e il ritratto di L. Vero due anni dopo la sua morte rimarrebbero ancora inesplicabili, v’ha un’altra ragione materiale che esclude tale supposizione. Il dritto e il rovescio sono combinati in modo che l’uno è precisamente in posizione opposta all’altro; quando cioè il pezzo è nella sua giusta posizione verticale pel

  1. Difatti l’imago scoperta a Niederbieber misura circa 19 centimetri di diametro, e per di più è lavorata a sbalzo.