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sciuto che gli errori di data a quest’epoca, se si tolgono le monete false, sono rarissimi su quelle di bronzo, mentre nessuno se ne trova sui medaglioni, volendo pur dare una spiegazione del fatto, aggiunge:

«È più supponibile che (il medaglione) fosse stato diputato a qualche donativo, come suol farsi delle odierne medaglie, e ch’essendone stata commessa alla zecca una determinata quantità per una data occasione, a mezzo dell’opera si spezzasse il conio del diritto, onde si fosse costretti di richiamare questo più antico di un modulo corrispondente per essere in grado di somministrarne l’intero numero per la giornata richiesta».

Sostituirebbe così l’ibridismo all’errore materiale, ma non mi pare più accettabile l’una cosa che l’altra; prima di tutto perchè l’importanza del monumento — dato e non concesso che veramente si fosse inteso― di fare un medaglione — non avrebbe comportata tale sostituzione; poi anche perchè la sostituzione non sarebbe stata materialmente possibile per le dimensioni straordinarie del medaglione affatto fuori dell’uso nell’epoca in cui ci troviamo. E da ciò sono condotto a discorrere delle ragioni tecniche che stanno a prova della mia asserzione.

Il bronzo misura, senza il contorno, un diametro di Mill. 59, superando così di ben 5 millimetri la dimensione massima dei medaglioni al tempo di Commodo1, mentre i più grandi medaglioni di

  1. I due medaglioni più grandi conosciuti sono di Commodo. Uno, appartenente al Museo Britannico, è da Cohen descritto al suo N. 447, e l’altro appartiene alla mia Collezione e fu illustrato nel N. III di questi appunti. Vedi Riv. It. di Num., Anno I, fasc. III. — Il primo ha un diametro di 54 mill., il secondo di 53.