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426 giuseppe castellani

segnazione attribuendola ad Astorgio III per un mero caso o meglio per erronee deduzioni. Quando egli imprese ad illustrare questo picciolo capitatogli sotto mano nel riordinare la collezione della Biblioteca di Macerata, non conosceva altra moneta di Faenza all’infuori di quella con la lancetta e il San Pietro edita dal Litta1 da un esemplare di cattiva conservazione e quindi di attribuzione allora incerta, mentre nuovi esemplari meglio conservati venuti poi alla luce hanno dimostrato che esso pure appartiene indubbiamente ad Astorgio III. Il Tambroni Armaroli credette trovare nella monetina da lui scoperta, che relativamente all’esemplare prodotto dal Litta era un po’ meglio conservata, un miglioramento di stile, e la ritenne quindi posteriore all’altra che credette di Astorgio II, assegnando quindi la propria ad Astorgio III.

Ognuno sa quanto sia fallace criterio quello dello stile per aggiudicare una moneta ad uno piuttosto che ad altro principe, specialmente se di epoche vicine; nel caso speciale poi questo criterio fu adottato arbitrariamente, perchè il semplice esame anche dei disegni delle due monete basta a convincere il più inesperto che figura e lettere del rovescio sono, non solo dello stesso stile e maniera, ma fors’anco dello stesso conio.

Il distinto numismatico sig. Cav. Giulio Sambon nel compilare il catalogo della celebre collezione Rossi2, non avendo agio di fare nella fretta con-

  1. Famiglie celebri italiane. — I Manfredi di Faenza
  2. Catalogo della Collezione Rossi di Roma. Roma, 1880, nnm. 1071 pag. 82.