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tengono tutte le sue monete che portano il solo titolo di conte di Mesocco.

Il diploma imperiale gli aprì i mercati della Rezia e finchè non ruppe fede al Moro, potò certo introdurre le sue monete anche nel ducato, e noi non vediamo la ragione perchè dovesse tardare a valersi di un privilegio da lui chiesto e fonte di lauti guadagni.

L’acquisto fatto dal conte Giorgio di Werdemberg e Sargans delle Signorie del Rheinthal e del Safienthal1 e la lega stretta coi Grigioni nel 1496, certo favorirono l’attività della zecca di Roveredo, finchè le strepitose vittorie di Lombardia gli permisero d’allagare colle sue monete il ducato milanese e i Cantoni confederati2.

Sulla lavorazione di Gian Giacomo poco dicono le gride monetarie del tempo. Nella valutazione monetaria fatta alla dieta di Lucerna nel gennajo 14873 si parla di alcune zecche italiane, ma non di Mesocco; la prima convenzione monetaria svizzera conchiusa in Lucerna al 31 marzo 14874 fra i sette Cantoni confederati di Lucerna, Zurigo, Uri, Svitto, Untervaldo, Zug e Glarona, ci dà bensì l’elenco di molte monete italiane e imperiali, ma

  1. Sprecher, Op. cit, pag. 194.
    Archivio Trivulzio. Cart. 26 ― 1 1;2 ― Istrumento originale del notajo Giov. del Piceno di Roveredo rogito agli 11 gennaio 1493; Atto di vendita delle due Signorie per 4600 fiorini di Reno. Nella stessa Cartella, pergamena tedesca con sigilli del 4 Maggio 1498; il vescovo di Coira concede a G. G. Trivulzio l'investitura feudale di dette Signorie.
  2. Motta, Le zecche di Mesocco, ecc., pag. 170. Già nel settembre 1500, furon mossi lamenti contro la bontà dei cavallotti di Gian Giacomo in dose straordinaria importati nei Cantoni confederati.
  3. Eidgebnössische Abscheide. Zurigo, 1858, Vol. III, pag. 257.
  4. Idem. Loc cit., pag. 721,