Pagina:Rivista italiana di numismatica 1890.djvu/351

334 p. stettiner

l’evidenza dai fatti storici, ed una volta ammesso che i popoli italici abbiano cominciato ad adoperare il metallo per gli scambi prima del VII secolo av. C., bisogna riconoscere che questo fatto non ha alcuna relazione colla invenzione della moneta coniata nella Lidia, la quale non avvenne certamente prima del VII secolo.

Ma il documento più sicuro, più autentico dell’origine indigena della moneta italiana, è rimasto nella lingua. I vocaboli più antichi, come pecunia, da pecus (bestiame), applicato al metallo perchè questo sostituì il bestiame nelle contrattazioni, e quello di aes (bronzo, rame) dato alla prima moneta, sono indubbiamente latini; da aes, genitivo aeris derivarono i seguenti: aerarium (erario), luogo dove si conservava il metallo pubblico, aestimatio, aestimo, cioè valutazione delle cose a misura di rame. La parola denarius ebbe origine dalla prima moneta di argento romana, alla quale fu dato il valore di dieci assi (denos aeris, dieci bronzi).

Il vocabolo moneta fu dato al denaro, perchè la zecca romana era posta nel tempio di Giunone Moneta sul Campidoglio, ed il soprannome di Moneta (avvertitrice) fu dato a Giunone, perchè il suo tempio fu costruito sull’area della casa di Manlio, il quale, sentendo i Galli salire all’assalto del Campidoglio, ne aveva avvertito le guardie.

Altri vocaboli presero un significato proprio dall’uso primitivo di pesare il metallo grezzo, per scambiarlo con altri oggetti, ed anche questi vocaboli sono di origine italica: expensa, stipendium, dispendium, dispensatores, ecc.

Vi è controversia sulla parola nummo, che alcuni vogliono derivata dal greco νομος che significa legge; altri accettano invece la versione di Svetonio, il quale, secondo