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quelli messicani, e l’arte della stampa inventata in Europa quando in China era già conosciuta da parecchi secoli.

Per dimostrare meglio il mio asserto, riassumerò brevemente la storia della moneta.

In origine la base delle contrattazioni commerciali fu il bestiame, non solo in Italia, ma anche presso altri popoli antichi. Infatti Omero ed Esiodo, posteriori alla guerra di Troia, non parlano mai di moneta ed indicano sempre il valore delle cose a bestiame, oppure fanno menzione di scambî con oggetti di genere diverso. Un campo coltivato poteva valere due o tre buoi, un bue poteva cambiarsi con dieci o dodici pecore, una bella schiava era valutata quattro buoi. Lo stesso Omero ci dice che il tripode dato in premio della lotta al funerale di Patroclo valeva dodici buoi e che gli Achei si procuravano il vino di Lenno, dando in cambio metalli, pelli bovine o qualche robusto schiavo.

Ma quest’uso doveva riuscire assai incomodo e non poteva sempre corrispondere ai bisogni sociali. La scoperta del metallo mostrò il grande vantaggio che se ne poteva trarre, valendosene come mezzo di scambio, poichè, oltre ad avere un valore intrinseco, non è soggetto a deperire, si può facilmente trasportare, e dividere con esattezza nelle più minute proporzioni. Inoltre il bronzo, che fu il primo metallo usato in Italia per gli scambî, poteva essere trasformato, ogni qualvolta si volesse, in armi od utensili domestici. In Asia, invece, fu l'oro ed in Grecia l’argento, il primo metallo adoperato pel commercio.

I Latini chiamarono aes rude (bronzo o rame informe) il metallo di cui si servirono in principio per gli scambî commerciali.

In seguito il metallo fu fuso in pezzi regolari di forma rettangolare di cinque o dieci libbre e s’incominciò