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282 | camillo brambilla |
giustamente carissimo, se spontaneamente mi assicurava di non privarsene per altri se non per me, mi soggiungeva con franca sincerità di non sapervisi in nessun modo risolvere.
Trascorsero così molti anni, e venuto a morte il proposto Gallotta, anche gli eredi suoi, possessori dei cimeli da lui raccolti rispondevano con parole assai gentili, ma in fatto conformi a quelle del loro buon zio, alle richieste, che io mi permettevo di loro rinnovare, e frattanto il tremisse rimaneva materialmente nell’elegante astuccietto, che lo custodiva, e scientificamente non era restituito alla città che doveva onorarsene. Azzardata però con recente opportunità una nuova domanda per la cessione del tremisse trovò essa un cordiale ben augurato assentimento per la gradita cooperazione di un egregio amico, ed ora dopo lunga serie di anni mi è possibile di portare il tremisse di San Colombano a quella pubblicità che esso ben merita.
E appunto per l’importanza attribuitagli e credo con molta ragione che io sono venuto esponendo per così dire la storia del cimelio che forma argomento al presente qualsiasi lavoro. Sono in certo qual modo i documenti del suo processo, e se da essi si ha motivo di dar merito al Gallotta, che dal solo fatto del nome di re Desiderio conobbe la preziosità del pezzo e ne assicurò la conservazione, essi pur concorrono a stabilire colla sua constatata provenienza, e se pur ve ne fosse bisogno, la genuinità del cimelio, per quanto esso possa apparire singolare e peregrino.
Il tremisse di cui mi propongo tentare l’illustrazione è lavorato in oro come suol dirsi pallido, perchè mescolato con discreta proporzione all’argento, ed anche per questo riguardo si conforma a simili monete di epoca longobarda già edite e ben conosciute. Ha il diametro di circa diecisette millimetri, ed il suo peso è di grammi 1,0501. E
- ↑ I tremissi di re Desiderio col flavia ticino da me pubblicati fra le Monete di Pavia, Ta7. I, 5 e 6, pesano rispettivamente gr. 1,065 e 1,010.
Discorrendo delle monete di Pavia, ho potuto porre in evidenza come dei tremissi lavorati per i re longobardi abbiansene a distinguere special-